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Retrocomputing

Il fascino del retrocomputing ha spinto milioni di persone a rispolverare o riacquistare i ricordi legati ai primi computers della storia dell’informatica.

Con il termine retrocomputing si indica una attività di “archeologia informatica” che consiste nel reperire, specialmente a costi minimi, computers di vecchie generazioni, che hanno rappresentato fasi importanti dell’evoluzione tecnologica, ripararli se sono danneggiati, metterli nuovamente in funzione e preservarli.

La tipicità di questi era l’”all in one”, cioè un desktop integrato dove i principali competitors avevano pensato di assemblare i componenti principali in un unico pezzo. Per esempio nei primi “Apple” i monitors erano integrati con le schede madri ed i primi “Commodore” erano CPU, RAM ed Hard disk integrati con la tastiera. Gli “Amstrad” avevano un lettore a cassetta. Erano dei PC molto compatti ad uso personal e l’attenzione dei primi appassionati era concentrata sui videogames piuttosto che all’uso in ufficio. Internet, infatti, non era così popolare e diffuso come oggi, per questo motivo i PC erano progettati con l’idea di trattenere un pubblico di appassionati di videogames con suoni, luci e colori, per portare nelle loro case un ambiente che si viveva nelle sale giochi con le prime consolle gigantesche.

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